Uno dei vantaggi di questo "lavoro" (vorgolette d'obbligo) è il potersi fare quei 3/4 giorni in giro spesato (fondi permettendo, e come si deduce dal nome del blog, non capita quasi mai) con la scusa di dover presentare qualche contributo a qualche conferenza.
Allora uno comincia per tempo a scegliere quella più interessante (di solito una alle Hawaii), salvo poi rinsavire (o essere costretto a rinsavire) e virare verso quelle due o tre italiane più famose (ma a meno di 50 km dalla tua università) e/o quella americana più importante. E poi produce il contributo.
Che dovrebbe essere la tua ultima scoperta/invenzione/risultato eccezionale, ma che di solito è il contributo che hai spedito l'anno precedente con l'aggiunta del lavoro del tuo ultimo tesista e qualche figura nuova.
E cerchi di mandarlo entro la deadline.
Beh, dipende.
Dipende perché la deadline è un concetto simile ai limiti di velocità nelle strade italiane: è un suggerimento.
E infatti anche le conferenze più importanti la posticipano di almeno una settimana (in maniera più o meno ufficiale) o istituiscono una postdeadline per i più ritardatari.
Anche perché, diciamocelo, tranne per la conferenza alle Hawaii è praticamente impossibile riempire tutti i posti a disposizione al primo colpo.
Nulla di strano insomma: gli organizzatori fanno finta di rifiutare i contributi arrivati oltre una certa data, tu fai finta di non sapere che quello che manderai con una settimana di ritardi ti verrà comunque accettato, loro casualmente decideranno di mettere una postdeadline e tutti sono con la coscienza a posto.
Ok. Detto questo: quanto deve essere brutta Baltimore, visto che m'è arrivato per mail l'avviso dagli organizzatori che è stata posticipata la deadline della POSTdeadline???
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